Phonomuseum_rome
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La scrittura è la nemesi dell’oralità? Il colonialismo e la globalizzazione sono processi di estinzione orale? Una lingua può essere museificata? Conservata, catalogata, esposta come un reperto?
Altra domanda da porsi: è possibile fare breccia all’interno di una istituzione come un museo etnografico, che ha una identità e un patrimonio profondamente legati alla storia coloniale, con un discorso antirazzista e una pratica di decolonizzazione? Seguendo queste domande la poeta e artista Wissal Houbabi, in collaborazione con QuestaèRoma, ha realizzato un processo partecipativo e un’installazione dal titolo phonomuseum_rome, grazie a una residenza presso il Museo delle Civiltà di Roma.
Phonomuseum_rome è un’opera multimediale che riflette sulla graduale estinzione delle lingue autoctone di popolazioni colonizzate. Sono lingue domestiche e di comunità, di prossimità, prevalentemente orali. Immaginiamo che nel 2152 – nel totalmente imprevedibile arco di 130 anni – sarà completamente estinto il concetto di lingue madri e si potrà fare solo esperienza delle “lingue padri”, intese come lingue di Stato, istituzionali, scritte e cristallizzate, burocratiche, ad alto valore economico e che, se non lo fossero state già in passato, hanno sicuramente una tendenza coloniale.
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Ideato e curato da Wissal Houbabi, in collaborazione con gli artisti Ismael Astri Lo (sound design) e Toi Giordani (visual design), con l’aiuto dell’associazione QuestaèRoma che ha impostato un lavoro di rete territoriale e fatto da ponte con le comunità di Roma: ne sono gli esempi i laboratori di lingua tenutisi a ottobre in cui sono state tenute lezioni pubbliche di fonetica, grammatica, storia e linguistica degli idiomi più diffusi: wolof/pular, tashilhit, bengali, tigrinya.
L’importanza della rete e del coinvolgimento delle realtà del territorio di cui QuestaèRoma si è fatta da promotrice ritorna tra Febbraio e Marzo con il Collettivo Tezeta: vengono fatte delle passeggiate pubbliche per quartieri e zone di Roma che tutt’oggi significano il colonialismo italiano, attraverso la toponomastica, l’architettura e/o la simbologia urbana.
Dopo un continuo lavoro di ricerca che ha visto la collaborazione delle ricercatrici del Museo delle Civiltà, si arriva a Giugno con l’installazione.
Il phonomuseum ha la forma di un appartamento, ricavato all’interno della sezione Africa del Museo delle Civiltà di Roma. L’appartamento è abitato sia da oggetti esposti all’interno di teche e vetrine, sia da oggetti liberi, arredi e squarci di spazio domestico. Ma soprattutto, l’appartamento è abitato da voci spazializzate nelle varie stanze e sonorizzate, che si rincorrono narrando storie orali parzialmente comprensibili, frammentate: ultimi reperti di lingue orali estinte.